LA FAME - special abandoned edition è un atto performativo. Durante la performance ho posizionato in uno spazio abbandonato individuato per l’occasione una parte consistente delle opere da me realizzate nel 2017 per il progetto LA FAME e l’omonima mostra presso la Nomad Gallery in Berlino. Ho limitato l’intervento sullo spazio alla sola colorazione in rosso di alcuni degli oggetti già presenti in loco senza però cambiarne la posizione. Come spesso ho fatto in occasione di mostre, ho completato l’allestimento con un opera murale (la “23”). Ho invitato la graffiti artist Kiose a realizzare un suo intervento in qualità di guest artist. L’intera esposizione è stata quindi oggetto di due video in diretta sui miei canali social.
La scelta delle opere e di un luogo abbandonato per esporle è stata dettata da una riflessione sugli effetti devastanti della pandemia di COV-SARS2 sul mondo dell’arte. Musei, fiere e gallerie fanno le spese delle norme di contenimento del contagio e la tendenza alla virtualizzazione è sempre più forte, arrivando all’estremo di bandi per residenze artistiche virtuali, ma andando anche oltre proponendo agli artisti di esporre le loro opere su megaschermi piazzati in galleria. Se da un lato la virtualizzazione consente di raggiungere il pubblico nonostante le limitazioni vigenti, dall’altro lato riduce le opere alla loro mera immagine perdendo buona parte degli aspetti materici e dimensionali, si pensi ad esempio alla differenza tra l’essere di fronte ad un murale che occupa l’intera facciata di un edificio di venti piani e vederne la foto sullo schermo di uno smartphone. Ho deciso di stressare questo aspetto utilizzando un luogo abbandonato come ambiente espositivo. Il tour virtuale consente di vedere l'esposizione, ma non trasmette null'altro dell'ambiente. Non si sentono le gocce d'acqua piovana cadere, non si avverte il vento nè tantomeno l'odore del pattume abbandonato lì da chissà quanto tempo e nemmeno il rumore questo che fa camminandoci sopra.
Le opere de LA FAME raccontano dell’aspetto bulimico della nostra società per il quale si è disposti a rinunciare alla qualità in favore della quantità e, quindi, della necessità di fagocitare stimoli senza posa che porta tendenzialmente a favorire gli stimoli più semplici, più immediati che non inducono troppo a soffermarsi su di essi per poter subito passare a trangugiare il successivo.
Dipingere su una delle pareti un orifizio anale che si affaccia sullo spazio “espositivo” è stata una scelta conseguente. Nella sua apparente semplicità rappresenta infatti la catarsi dello stimolo visuale immediato e al contempo il terminale di uscita degli scarti prodotti da una società in grado di accettare come tali interi edifici e farne deposito di pattume.
Performance realizzata il 26/09/2020 in un luogo abbandonato in Roma. Durata 4h30’.
LA FAME - special abandoned edition is a performative act. During the performance I placed a substantial part of the works I created in 2017 for the LA FAME project and the homonymous exhibition at the Nomad Gallery in Berlin in an abandoned space identified for the occasion. I limited the intervention on the space to the red coloring of some of the objects already present on site without changing their position. As I have often done on the occasion of exhibitions, I completed the setting with a mural (the "23"). I invited the graffiti artist Kiose to make her intervention as a guest artist. The entire exhibition was therefore the subject of two live videos on my social channels.
The choice of the works and an abandoned place to exhibit them was dictated by a reflection on the devastating effects of the COV-SARS2 pandemic on the world of art. Museums, fairs and galleries pay the price of the contagion containment rules and the trend towards virtualization is getting stronger, reaching the extreme of calls for virtual artistic residences, but going even further by proposing to artists to exhibit their works on large screens placed in galleries. If on the one hand virtualization allows you to reach the public despite the limitations in force, on the other hand it reduces the works to their mere image, losing most of the material and dimensional aspects, think for example of the difference between being in front of a mural that occupies the entire facade of a twenty-story building and watching the photo of the same artwork on a smartphone screen. I decided to stress this aspect by using an abandoned place as an exhibition environment. The virtual tour allows you to see the exhibition, but does not convey anything else of the environment. You can't hear the drops of rainwater falling, you can't feel the wind or the smell of the garbage left there for who knows how long, and not even the noise it makes when walking on it.
The works of LA FAME tell of the bulimic aspect of our society for which we are willing to give up quality in favor of quantity and, therefore, the need to engulf stimuli without ceasing which tends to favor the simplest, most immediate stimuli which do not induce too much to dwell on them in order to immediately move on to gulp down the next one.
Painting an anal orifice on one of the walls overlooking the “exhibition” space was a consequent choice. In its apparent simplicity it represents in fact the catharsis of the immediate visual stimulus and at the same time the exit terminal of the waste produced by a society capable of accepting entire buildings as such and making them a garbage deposit.
Performance made on 26/09/2020 in an abandoned place in Rome. Duration 4h30'.